L’alimentazione svolge un ruolo cruciale nello sviluppo psicofisico del bambino, fin dalle primissime fasi della vita. Fornire il giusto apporto di nutrienti, in modo equilibrato e adeguato all’età, contribuisce non solo a garantire una crescita armoniosa, ma anche a prevenire l’insorgenza di malattie croniche e disturbi alimentari in età successive.
In particolare, dai 6 mesi ai 10 anni, l’educazione alimentare aiuta il bambino a sviluppare un rapporto positivo con il cibo, influenzando le sue preferenze e i suoi comportamenti futuri.
0-6 mesi: allattamento
Dove possibile, l’allattamento al seno è da preferire. Secondo la ricerca scientifica, infatti, l’assunzione del latte materno da parte del bambino offre diversi vantaggi.
È protettivo nei confronti di sovrappeso e obesità nei periodi successivi rispetto all’allattamento artificiale. Questo perché il latte materno ha un minore contenuto proteico rispetto al latte in formula, favorendo un maggiore controllo del peso in età successive. Inoltre, il latte materno contiene leptina, un ormone che favorisce il senso di sazietà e promuove una migliore autoregolazione alimentare.
I vantaggi legati alla sua composizione includono anche una minore pressione arteriosa, un migliore sviluppo neurocomportamentale, una minore predisposizione a manifestazioni allergiche e a una maggiore protezione immunitaria.
Tuttavia, per tutelare la salute del bambino, determinate condizioni congenite del neonato e alcune condizioni patologiche della madre richiedono obbligatoriamente assunzione di formulazioni artificiali.
In questa fase, il latte è sufficiente a soddisfare sia la fame sia la sete. Acqua o tisane non sono necessarie, in quanto inducono sazietà precoce senza apportare nutrienti.
6-12 mesi: alimentazione complementare
Il termine “svezzamento” suggerisce erroneamente che il latte sia un vizio da togliere al lattante. Ma in realtà l’allattamento può proseguire fino ai 2 anni di vita proprio per via dei benefici sopraindicati, se il bambino lo richiede. Anche nel caso in cui l’allattamento sia artificiale, si può proseguire con la somministrazione di latte in formula: esistono infatti formule di proseguimento (fino ai 12 mesi) e formule di crescita (fino ai 36 mesi), da preferire al latte vaccino per evitare un eccesso proteico.
A partire dai 6 mesi di vita, l’allattamento non deve più essere esclusivo – da qui il termine “alimentazione complementare”. I reni, la mucosa intestinale, i muscoli delle guance e la lingua sono ora pronti per gestire alimenti diversi dal latte materno. Occorre introdurre gradualmente alimenti appartenenti ai diversi gruppi alimentari, in quanto il solo latte materno diventa insufficiente nel supportare la crescita del bambino.
Come fare a capire se il bambino è pronto? Se è in grado di mantenere una posizione eretta da seduto e accetta l’uso del cucchiaino usato per somministrargli alimenti naturalmente dolci come mela, pera o banana ridotti in purea, il bambino è ufficialmente pronto per iniziare.
L’ideale è cominciare con pappe a base di brodo vegetale, crema di riso o mais e tapioca, olio di oliva e grana a media stagionatura, per poi introdurre gradualmente altre fonti proteiche (pesce, legumi, uova, formaggi a pasta dura), altri formati di fonti di carboidrati (es. pastina a piccolo formato), altri tipi di frutta e verdura.
Per evitare l’ostruzione delle vie aeree, rimane sempre valida l’indicazione di adattare il formato e la dimensione del cibo propostogli alla sua effettiva capacità di masticazione. È importante non aggiungere sale, in quanto i reni del bambino non sono preparati per gestire eccessi, né zucchero, per educarlo alla dolcezza naturale degli alimenti.
Un’alternativa all’alimentazione complementare classica è l’auto-svezzamento, in cui è il bambino a decidere cosa mangiare tra ciò che viene proposto in famiglia. Questo metodo stimola l’autonomia, l’esplorazione del gusto e riduce la pressione nei genitori. Tuttavia, richiede che l’alimentazione familiare sia bilanciata e priva di zuccheri o sale in eccesso.
1-9 anni: infanzia
Superato il primo anno di vita, il bambino entra in una fase in cui consolidare le abitudini alimentari diventa fondamentale per il suo benessere a lungo termine.
Il bambino ha una predisposizione innata a preferire alimenti dolci e alimenti ad alto contenuto energetico, così come a rifiutare alimenti acidi e amari. Ciò ha presentato in passato un vantaggio evolutivo, ma in tempi moderni si tratta di uno svantaggio che, se eccessivamente assecondato, può portare a sovrappeso e obesità infantile.
Secondo le linee guida nutrizionali, è importante che i pasti principali (colazione, pranzo e cena) prevedano una fonte di carboidrati come pasta, riso o altri cereali, pane e patate; una fonte proteica come carne, pesce, uova, formaggi o legumi; una fonte di grassi, preferibilmente olio extravergine di oliva; frutta e/o verdura, fonti di fibre e vitamine. Affinché il pasto sia bilanciato e utile a supportare i suoi fabbisogni, le porzioni devono essere sufficienti e adeguate all’età del bambino. Inoltre, a seconda dei casi e seguendo la sua fame fisiologica, può esserci la necessità di introdurre spuntini tra un pasto e l’altro.
Le preferenze alimentari del bambino si formano nel tempo, influenzate da caratteristiche sensoriali (colori, forme e consistenze), esperienze emotive, esposizione prenatale, allattamento, alimentazione complementare e influenze culturali e ambientali. Si consiglia di proporre alimenti anche se inizialmente rifiutati, variandone forma e modalità, senza forzare né sostituire con opzioni squilibrate (per esempio, pizza, patatine fritte o nuggets). La pressione o l’insistenza possono indurre rifiuto duraturo, mentre la sostituzione con alternative sbilanciate rinforza la predilezione per cibi ultra-processati a scapito di pasti completi e bilanciati.
Per quanto concerne le bevande, lo stimolo della sete dovrebbe essere soddisfatto unicamente con l’acqua. Le bibite zuccherate dovrebbero essere consumate solo occasionalmente.
I bambini apprendono per imitazione, pertanto è fondamentale che anche i genitori abbiano una buona educazione alimentare e investano per primi nell’avere un’alimentazione bilanciata.
Conclusione
Accompagnare i bambini in un percorso alimentare sano e consapevole è una responsabilità importante, che inizia con l’allattamento e continua con l’introduzione graduale dei cibi solidi, fino alla costruzione di abitudini alimentari equilibrate durante l’infanzia. Educare al gusto, rispettare i segnali di fame e sazietà e favorire la varietà alimentare sono strumenti preziosi per sostenere la salute dei più piccoli.
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